La macchina per la vendita in borsa della seconda tranche di Poste Italiane , pari al 27,9% del capitale, è pronta, anche se sta tardando la messa in moto. Con tutta probabilità, prima che si accendano i motori sull’operazione, infatti, bisognerà aspettare almeno la fine di marzo. A quella data, due informazioni fondamentali saranno date.
Innanzitutto, con l' approvazione del bilancio 2016, nel board convocato per il 15 Marzo, l' ultimo esercizio del mandato dell’AD Francesco Caio, si capirà se il manager è riuscito a mantenere le promesse fatte all’inizio della sua avventura, e cioè riportare i margini e l’utile netto, che erano stati intaccati con svalutazioni e con un’operazione di ristrutturazione della parte dei recapiti, ai livelli di partenza. L altra informazione riguarda la decisione del Governo sul vertice in scadenza, in occasione dell' assemblea di bilancio anticipata al 27 Aprile.
Speriamo soltanto che i risultati che il mercato si aspetta saranno confermati e cioè un risultato operativo attorno ad un miliardo (contro i 691 milioni di fine 2014) e un utile netto tra i 600 e 630 milioni .
In quel contesto, ci si aspetta, ovviamente, che l' AD presenti finalmente il piano industriale quinquennale, al quale sembrerebbe stia lavorando.
Sul mercato andrà una quota del 29,7% del capitale che agli attuali valori di borsa può determinare un incasso di circa 2,4 miliardi.
Ricavi in miliardi, 2014 - 28,5 , nel 2015 - 30.
Risultato operativo in milioni, 2014- 691, nel 2015- 880
Utile in milioni 2014- 212 nel 2015 -552.
Dati, questi, che per certo non possono che indisporre, visto che nel passato trennio il management di Poste ha gestito l’uscita di 6000 persone. Cos' come altrettanto incomprensibile appare la finalizzazione, attesa nelle prossime settimane, della vendita di Mcc (Banca del Mezzogiorno) proprio ad Invitalia per 350 milioni.
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